martedì, ottobre 29, 2013

domenica, gennaio 01, 2012

Sorpresa

Sorprendente capire che 
esiste un luogo così :
battuto dalle tempeste
eppure dolcissimo riparo
giusta scintilla di
legna al fuoco 
della mente. 



sabato, dicembre 31, 2011

31 dicembre 2011





Anno segnato 
corso disperso
tracciato offeso 
perduta promessa
quando il nuovo arriva
anno scacciato 
già dimenticato 



mercoledì, dicembre 21, 2011

33 giri

Qualcosa delle tue
aspirazioni di un tempo
questi dischi riescono
a trattenere
una giustificazione
per la cenere che
avanza
viene a colmare
incalcolabili
misure.

domenica, gennaio 16, 2011

Volontà

Sempre contro la mia 
volontà
mi confortano
gli esercizi appartenenti
ad un passato 
remoto
scintillante.

domenica, novembre 21, 2010

Improvviso # 6

Ricomincio dalla mano che traccia il minimo disegno di esile piantina sopra la carta da incisione, non sarà poi la fine del mondo, con gli effetti speciali delle montagne che si sgretolano e le città esplose, un sacrificio al nostro senso di colpa, la messa in scena di un  pentimento. Potrebbe essere abbastanza bello passeggiare in mezzo alla foresta da solo, per un tempo immenso che ora si allarga ad abbracciare anche le illusioni dell'età lontana intravista ed amata, anche senza nessuna sicurezza di raggiungere poi la salvezza. Ricomincio dalla puntina che scende a tracciare il vinile in una spirale che riassume tutta la mia avventura di un'ora. 

Stefano Loria 

domenica, novembre 14, 2010

Canyon


Mi ha raggiunto per l’occasione un messaggero venuto da un altro sistema solare: è una giovane donna composta dal calore di piccole rivelazioni.


   Siede in disparte, voltandomi le spalle.
   Non parla e non si toglie il lungo cappotto nero. Un riverbero di capelli biondi si allunga con furore a coprire il bavero rialzato.
  

   Mentre la osservo mi rendo conto di essere sfiancato dallo sforzo di seguire il flusso delle informazioni. Tutti attendiamo lo scoppio di un conflitto planetario. La televisione ce lo presenta ogni giorno come imminente, il pubblico si convince e crede di scorgerne i segni premonitori dentro innumerevoli piccole scoperte quotidiane.


   La giovane donna mi ha parlato una sola volta per rivelarmi che il conflitto in verità è già cominciato senza che i giornalisti se ne siano accorti.


   Non verifichiamo mai gli eventi narrati in televisione. Quando cominciamo a scorgerne la crosta impenetrabile, già ci siamo inoltrati nel pomeriggio domenicale piovoso e la cronaca giace liquefatta in una pozzanghera ai nostri piedi.
   La febbre volteggia sopra la mia fronte, lucente come una promessa.
   Capisci?


   La stanza è invasa dalla nostalgia per una pienezza di rapporti che un tempo nasceva facilmente.
   Riflettendoci sopra mi appare chiaro che tutto il disastro si era messo in movimento da tempo immemorabile.
  

   Ci troviamo sotto il dominio di eventi di peso geologico.
   Siamo attori stampati sopra un fondale di slittamento dei continenti al quale non riusciamo a rinunciare.
   Quando il senso di colpa diviene insopportabile proviamo a conteggiare l’incalcolabile trafila dei massacri.


   Le disperazioni intrecciate nei colloqui. La lettura di articoli preoccupanti sopra i giornali quotidiani dei quali mi fido. Le delusioni scintillano e arricchiscono il clima depressivo di questi giorni.


   Dicono che non si deve parlare di guerra tra culture, né di incendi nutriti con benzina di fantasmi religiosi. Oriente. Occidente.
   Geografie. Genocidi.
   Ma io sono giovane o vecchio?
  

   Pioggia rossa cade su tutti noi.
   Il piacere primitivo della distruzione.


   Il silenzio che preferisco non consiste nell’assenza di suoni.
   E’ un magma popolato da microvibrazioni diffuse nell’ambiente.
   Si intensifica questo rumore di fondo. Lo potrei filtrare attraverso sottili fogli di carta velina.
   Pietà per gli spiriti che vagheranno nei canyon dell’isola nei tempi futuri.


   Stefano Loria 

lunedì, novembre 01, 2010

Improvviso # 5

Una pittura di poesia. Sai non chiedo molto, non pretendo il concretizzarsi del paradiso in Terra, ma solo l’accesso ad un gesto di pienezza, salvato il mistero dell’idea, lo sviluppo che nutre ogni giorno dopo l’altro, la definizione di un vocabolario personale di salvezza. La protezione del vivente e l’interpretazione della lingua cifrata dentro gli oggetti. E poi le vibrazioni che si trasmettono attraverso lo spazio, siano esse il suono del disco di vinile poggiato sul piatto del giradischi o le lunghezze d’onda dei colori dal tubetto all’esterno e dentro i miei occhi forse sempre troppo chiusi davanti allo spettacolo del mondo esploso in frammenti difficili da ricucire e comprendere. Ma la sfida è affascinante. Scritto e non corretto stamattina sotto un cielo pieno di nubi pesanti che non lasciano sperare nulla di buono. 

Stefano Loria 

domenica, ottobre 31, 2010

Otto




Sono stato assalito da un lampo di memoria sentimentale. Un saluto.
Appartenevamo ad un medesimo territorio di desideri ed aspirazioni. Avevamo in comune l’ansia per gli sviluppi a venire.
Sì, in quel freddo pomeriggio di dicembre noi bruciavamo. 
Passeggiando mi sono impegnato a disegnare per H.  le scene di una convivenza futura. Guardavamo le vetrine abbellite dalle decorazioni natalizie. 
Avremmo potuto affittare una casa in campagna, non lontana dalla città, in modo da non diventare troppo orsi, non volevamo rinunciare alle nostre amicizie: avremmo invitato spesso a cena le persone a cui vogliamo bene. Durante il giorno ognuno avrebbe inseguito le proprie illusioni. Lei poteva scrivere, pensare ai dettagli di un volto, scegliere il colore di un fermaglio che deve trattenere l’onda dei capelli dal precipitare sulla spalla. Io avrei lavorato dentro un fienile riadattato a studio, con le grandi tele appoggiate sulle nude pareti. Senza troppi contatti durante queste ore di lavoro – avremmo evitato le distrazioni - ci potevamo ritrovare la sera nella grande cucina al momento di preparare il cibo per gli ospiti in arrivo, con il piacere e la sorpresa di raccontarci le scoperte che avevamo fatto in quel singolo prezioso giorno.
Quando il momento di lasciarsi è arrivato non abbiamo avuto cedimenti romantici. 
Non ci siamo presi per mano. 
Abbiamo inseguito una nostra idea di decoro.
Intimi - ma cresciuti in continenti lontani - la sorte ci ha donato lingue così diverse da suonare sempre magiche all’orecchio dell’altro.
E qui dovreste sentire l’attacco di There is a light that never goes out degli Smiths.

Stefano Loria 

mercoledì, ottobre 27, 2010

Un vecchio dono 
qualcosa che comunque
mi apparteneva
riscoperto adesso
per parlare
a te

domenica, ottobre 24, 2010

Improvviso # 2

Ma dove l’avrai vista un’altra volta ? Cerca di ricordare, tenta di aprire la spirale del tempo, percorri le pareti dentro il cono di sabbie rotanti, lasciati sprofondare indietro verso  immagini mai ricordate e che forse neppure vorresti ricordare, concentrati meglio, va’ più a fondo, in un luogo dove potresti averla già vista con i suoi capelli biondi abbandonati ad un flusso musicale ritmo felice, come alghe educate ad un movimento festoso loro intimo, capelli che seguono la rotazione del collo morbidamente, e quando si volta e ti guarda allora capisci dove forse l’ hai già trovata, a dire la verità in nessun posto all’ infuori dei tuoi sogni dove sempre sei inseguito dalla Fine e per sfuggirle ti inventi una promessa di compimento, di completezza, di legame splendente dentro i labirinti odiosi e le fatiche senza senso a cui sei condannato più di ogni altro. Così pensi. 

domenica, ottobre 10, 2010

coraggio

  Solo che tu abbia il coraggio di ritornare, di scavare più a fondo, di ricostruire il tessuto del momento per scomporlo in unità essenziali e così potenti da allontanare il senso della sconfitta, la rabbia del tempo incatenato alle ripetizioni con sottili slittamenti, invecchiamenti, tanto drammatici che alla fine nessuno ti riconosce più incontrandoti anche in piena luce meridiana di una giornata splendente, una benedizione per chiunque ancora sia vivo e cammini sopra le pietre sconnesse della strada che trasmettono comunque un senso di energia, la promessa che non tutto si è completato, manca forse il momento teatrale più importante quello che potrebbe attribuire un senso ulteriore, l’entrata in scena al ritmo danzante della musica ora fortissima che fa tremare le pareti della mia casa con le pareti di cartone sottile in pericolo sempre di vita, in pericolo di essere cancellato e riprodotto come una merce di consumo di rapida scadenza. 
  Solo che tu abbia il coraggio di ritornare.

modello

il cerchio non 
si chiude
tutto ritorna inutile
come era  stato
fin dall' inizio

sabato, ottobre 09, 2010

Nouvelle Vague

   Mi piace raccogliere per lunghi periodi i materiali che potrebbero rivelarsi utili in seguito.
   Dentro una grande stanza inizio a disporre sul pavimento fotografie, articoli di giornale, copertine di vecchi dischi di vinile, romanzi e saggi, riviste, oggettini comprati in fiere di paese. Elementi che mi sembrano emanare una speciale forza di ispirazione ed assecondano il mio disegno mentale ancora approssimativo.
   Non mi avvicino a questi talismani con freddezza. Al contrario, mi lascio guidare dal variare delle emozioni istantanee, dai sussulti del vissuto fratturato e ricomposto, dal risorgere di aspirazioni sepolte nelle pieghe dei comportamenti quotidiani ripetitivi anestetizzanti.
   Anche le immagini di lavori prodotti da altri autori mi aiutano spesso a dare corpo ad idee inseguite, ossessioni irrinunciabili.
   Un flusso che preme per trasformarsi: dal piano virtuale alla realizzazione compiuta. Quando inizio a lavorare ad una nuova opera è come se avessi cambiato città, nazione, pelle.
   Mi trasferisco ad abitare all’interno di una vasta rete di relazioni fitta di presenze affettive, culturali, simboliche.
   Le mie felici costellazioni.

mercoledì, ottobre 06, 2010

azione

ho proiettato il desiderio
tutto fuori di me
in un esterno che è
lo specchio
del mio fallire