lunedì, settembre 25, 2006

TRENTA

Sono senza peccato. Quindi adesso scaglierò la prima pietra e la seguirò con lo sguardo. La vedrò bucare la finestra della mia camera, lo schianto dei vetri suonerà fragoroso in tutta la strada dentro al silenzio delle tenebre, poi la vedrò sollevarsi in alto, volare come se fosse alata, un corpicino fatato, un messaggero che deve portare una notizia importante corre verso la luna, supera le zone della periferia, sorvola la campagna vuota, i boschi con gli alberi fitti a proteggere i segreti dell’oscurità perenne, passa sopra l’antico buio dei maghi e delle paurose favole per terrorizzare i bambini, ma torniamo a seguire la pietra, nella luce lattea dell’alba sfreccia come una promessa del nuovo giorno e del mio desiderio, scende in virate acrobatiche a toccare quasi la superficie dell’oceano, sembra destinata ad inabissarsi ma poi risale di colpo proprio quando pareva condannata a pesare, quando sembrava dovesse riacquistare tutto il peso del mondo, e invece resiste, continua a volare e perde ogni memoria della mano che l’ ha lanciata in questo viaggio a rotta di collo, in rotta di collisione con la lentezza degli umani posati sulla pelle del globo che ruota nello spazio nero stracolmo di energia.

sabato, settembre 16, 2006

VENTINOVE

Fantasmi della carne. Continuano a trionfare in alta definizione dentro il mio teatro personale. Sono fantasmi del desiderio biologico, specchi del fallimento di Casanova, conferme che il tempo rimasto non è mai molto: c’è sempre un fuggire delle occasioni, una deserta zona che mi aspetta. Fantasmi dell’accoppiamento, purtroppo si risolvono sempre in un semplice sovrapporsi dei corpi, nell’attrito delle epidermidi che da sole non garantiscono nessuna profondità, nessuna durata dentro la fuga delle correnti, nessuna vittoria che potrei chiamare definitiva. Anzi, sale il dubbio della perdita radicale, anche nello splendore dei colori, nella tessitura dei paesaggi, nella fresca ventata che entra a scompigliare le carte sopra il mio tavolo. Per poi scoprirmi invecchiato, indebolito, in preda a vuoti di memoria riempiti dalla spazzatura televisiva di cui troppo spesso mi nutro. Dovrei dormire e tentare in sogno di catturare quello che in veglia non riesco a trattenere. Dovrei smettere di sentirmi al centro del mondo, aggrappato ad una zattera di legni inceneriti, scampato alla strage solo per precipitare ancora più in basso. Di tutti gli accoppiamenti solo il ritmo dovrei salvare. La scansione dei respiri e il battere delle ossa.

martedì, settembre 12, 2006

VENTOTTO

Anche il desiderio più ardente, il salto più alto dal trampolino, la capriola veloce con la chiusura perfetta prima di entrare nell’acqua, anche queste magie supreme non hanno potuto impedire il mio invecchiamento repentino. Se mi guardo allo specchio, nella luce di questo pomeriggio ancora estivo e confortante, vedo un anziano signore con la faccia scavata dalle rughe: tracce così fitte che disegnano una mappa alternativa della mia esistenza. Cammino da una stanza all’altra appoggiandomi al bastone. Se evito di cadere a terra mi siedo spossato sopra la comoda poltrona di velluto blu. Mi pare di avere smarrito il fuoco che in passato camminava sempre con me. Non ho più la capacità di interpretare il nastro nero della strada mentre si dipana davanti ai fari dell’automobile. Non riesco a leggere il futuro del pianeta facendo scorrere i granelli di sabbia nella clessidra che tengo sul comodino, non so immaginare una vita sentimentale diversa che potrebbe impossessarsi di me da un attimo all’altro. Un tempo ero capace di questi ed altri prodigi. Oggi devo fermarmi a riposare ogni dieci passi e il prossimo movimento potrebbe gettarmi nel vuoto, dentro la nostalgia di una stagione selvaggia.

giovedì, settembre 07, 2006

VENTISETTE

Non mi aspetto di venire compreso da voi fino al midollo, fino alla folata di vento che scompiglia le carte e se le porta via per sempre. Non mi aspetto che possiate raccogliere il fluire delle aspirazioni, il trionfo dei desideri carbonizzato, lo sconforto di scoprirsi portati ad una misura di nulla. Lo so bene. Potreste leggere per un tempo immane senza percepire quello che sono stato, quello che ho inseguito. Non sentirete mai il profumo dell’illusione sempre rinnovata che mi ha fatto da stella polare: in cerca di un superamento, in perenne affanno mentale, buffone, mi sono calato a pulire le pareti del vulcano, idiota, mi sono perduto nel dettaglio splendido che mi restituiva con nettezza suprema un senso di presenza, un’ ebbrezza di comprensione che durava il battito del pugno sul tavolo, il tempo di gettare uno sguardo indietro per domandarmi: davvero sono stato questo giovane sconosciuto, questo ingenuo dilettante, il mangiatore di unghie, l’innocuo personaggio pieno di nostalgie per una età dell’oro mai esistita?

domenica, settembre 03, 2006

VENTISEI

Contro la semplice apparenza e la recita che mi trovo a costruire quasi sempre davanti agli estranei e anche davanti agli amici - per non offendere la loro buona disposizione verso di me - contro l’immagine che è necessario offrire nella società del progresso continuo e del successo ad ogni costo presso i luoghi di moltiplicazione della finzione stessa dentro i mezzi di comunicazione di massa, contro la regola di sopravvivenza che imporrebbe di non deprimersi troppo per non abbassare le proprie difese immunitarie, contro questi imperativi del tutto superficiali devo ammettere di essere invece spesso convito della nullità della mia azione dentro il mondo sia per cambiarlo (cosa ovviamente del tutto impossibile, anche nel mio piccolissimo quotidiano, anche partendo dal raggio d’azione microscopico di ogni giorno) sia per sopportarlo (sforzo ormai sovrumano e comunque superiore ad ogni mia risorsa). A questo rendiconto negativo devo aggiungere una fosforescente consapevolezza di fallimento intimo, tanto doloroso e potente da trasformarsi alla fine del bilancio in una sostanza quasi vittoriosa: malgrado tutti i disastri in cui mi trovo, continua a sventolare in mezzo alle tempeste il vessillo stracciato con sopra scritto in bella calligrafia il mio nome.