domenica, ottobre 31, 2010

Otto




Sono stato assalito da un lampo di memoria sentimentale. Un saluto.
Appartenevamo ad un medesimo territorio di desideri ed aspirazioni. Avevamo in comune l’ansia per gli sviluppi a venire.
Sì, in quel freddo pomeriggio di dicembre noi bruciavamo. 
Passeggiando mi sono impegnato a disegnare per H.  le scene di una convivenza futura. Guardavamo le vetrine abbellite dalle decorazioni natalizie. 
Avremmo potuto affittare una casa in campagna, non lontana dalla città, in modo da non diventare troppo orsi, non volevamo rinunciare alle nostre amicizie: avremmo invitato spesso a cena le persone a cui vogliamo bene. Durante il giorno ognuno avrebbe inseguito le proprie illusioni. Lei poteva scrivere, pensare ai dettagli di un volto, scegliere il colore di un fermaglio che deve trattenere l’onda dei capelli dal precipitare sulla spalla. Io avrei lavorato dentro un fienile riadattato a studio, con le grandi tele appoggiate sulle nude pareti. Senza troppi contatti durante queste ore di lavoro – avremmo evitato le distrazioni - ci potevamo ritrovare la sera nella grande cucina al momento di preparare il cibo per gli ospiti in arrivo, con il piacere e la sorpresa di raccontarci le scoperte che avevamo fatto in quel singolo prezioso giorno.
Quando il momento di lasciarsi è arrivato non abbiamo avuto cedimenti romantici. 
Non ci siamo presi per mano. 
Abbiamo inseguito una nostra idea di decoro.
Intimi - ma cresciuti in continenti lontani - la sorte ci ha donato lingue così diverse da suonare sempre magiche all’orecchio dell’altro.
E qui dovreste sentire l’attacco di There is a light that never goes out degli Smiths.

Stefano Loria 

mercoledì, ottobre 27, 2010

Un vecchio dono 
qualcosa che comunque
mi apparteneva
riscoperto adesso
per parlare
a te

domenica, ottobre 24, 2010

Improvviso # 2

Ma dove l’avrai vista un’altra volta ? Cerca di ricordare, tenta di aprire la spirale del tempo, percorri le pareti dentro il cono di sabbie rotanti, lasciati sprofondare indietro verso  immagini mai ricordate e che forse neppure vorresti ricordare, concentrati meglio, va’ più a fondo, in un luogo dove potresti averla già vista con i suoi capelli biondi abbandonati ad un flusso musicale ritmo felice, come alghe educate ad un movimento festoso loro intimo, capelli che seguono la rotazione del collo morbidamente, e quando si volta e ti guarda allora capisci dove forse l’ hai già trovata, a dire la verità in nessun posto all’ infuori dei tuoi sogni dove sempre sei inseguito dalla Fine e per sfuggirle ti inventi una promessa di compimento, di completezza, di legame splendente dentro i labirinti odiosi e le fatiche senza senso a cui sei condannato più di ogni altro. Così pensi. 

domenica, ottobre 10, 2010

coraggio

  Solo che tu abbia il coraggio di ritornare, di scavare più a fondo, di ricostruire il tessuto del momento per scomporlo in unità essenziali e così potenti da allontanare il senso della sconfitta, la rabbia del tempo incatenato alle ripetizioni con sottili slittamenti, invecchiamenti, tanto drammatici che alla fine nessuno ti riconosce più incontrandoti anche in piena luce meridiana di una giornata splendente, una benedizione per chiunque ancora sia vivo e cammini sopra le pietre sconnesse della strada che trasmettono comunque un senso di energia, la promessa che non tutto si è completato, manca forse il momento teatrale più importante quello che potrebbe attribuire un senso ulteriore, l’entrata in scena al ritmo danzante della musica ora fortissima che fa tremare le pareti della mia casa con le pareti di cartone sottile in pericolo sempre di vita, in pericolo di essere cancellato e riprodotto come una merce di consumo di rapida scadenza. 
  Solo che tu abbia il coraggio di ritornare.

modello

il cerchio non 
si chiude
tutto ritorna inutile
come era  stato
fin dall' inizio

sabato, ottobre 09, 2010

Nouvelle Vague

   Mi piace raccogliere per lunghi periodi i materiali che potrebbero rivelarsi utili in seguito.
   Dentro una grande stanza inizio a disporre sul pavimento fotografie, articoli di giornale, copertine di vecchi dischi di vinile, romanzi e saggi, riviste, oggettini comprati in fiere di paese. Elementi che mi sembrano emanare una speciale forza di ispirazione ed assecondano il mio disegno mentale ancora approssimativo.
   Non mi avvicino a questi talismani con freddezza. Al contrario, mi lascio guidare dal variare delle emozioni istantanee, dai sussulti del vissuto fratturato e ricomposto, dal risorgere di aspirazioni sepolte nelle pieghe dei comportamenti quotidiani ripetitivi anestetizzanti.
   Anche le immagini di lavori prodotti da altri autori mi aiutano spesso a dare corpo ad idee inseguite, ossessioni irrinunciabili.
   Un flusso che preme per trasformarsi: dal piano virtuale alla realizzazione compiuta. Quando inizio a lavorare ad una nuova opera è come se avessi cambiato città, nazione, pelle.
   Mi trasferisco ad abitare all’interno di una vasta rete di relazioni fitta di presenze affettive, culturali, simboliche.
   Le mie felici costellazioni.

mercoledì, ottobre 06, 2010

azione

ho proiettato il desiderio
tutto fuori di me
in un esterno che è
lo specchio
del mio fallire