domenica, dicembre 03, 2006

TRENTOTTO


Adesso – dopo una cena abbondante ma innervata di segreta malinconia, nell’incombere delle festività natalizie – mi confessi il tuo disgusto per i tempi presenti, in corsa verso il nonsenso e la noia moltiplicata dentro i reality show extra televisivi che ci costringono a sopportare per ferirci, per umiliarci, per tenerci sotto tiro. Mi dici che le generazioni precedenti hanno avuto ben altro coraggio, un’altra capacita di sognare e immaginare modi di vita possibili. Gli esempi non mancano. Hai presente la forza dolce dei metalli e dei sacchi di carbone nelle installazioni di Kounellis ? proprio come si trattasse di una pittura tirata fuori dalle regole e dai recinti che la costringevano. E ti ricordi le persiane di Tano Festa ? così dolenti e vere, non era possibile concretizzare un pezzo di vita che fosse più commovente di quello… per non parlare dei monocromi di Schifano, specchi di anima, lago di energia, una preghiera. E più tardi i suoi paesaggi anemici, una serie così intensa che se ti imbatti oggi in uno di quei pezzi, non puoi fare altro che metterti a piangere direttamente lì davanti…e le armi di Pino Pascali ? Chi possiede oggi la leggerezza ed il coraggio politico di inventarsi delle opere così ? eppure, mi dici, ce ne sarebbe un gran bisogno…io ti ascolto senza dire una parola, sono affascinato, incantato ! ti seguo e mi catturi tanto profondamente nella tua analisi storica e sentimentale che non riesco neppure a dirti che sono del tutto d’accordo con te. Mi limito a sorridere, batto con un piede sul pavimento seguendo la musica in sottofondo, riempio di vino i nostri bicchieri ogni volta che scorgo i vetri prosciugati…

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