giovedì, dicembre 04, 2008

Il pattinatore

Fa molto freddo oggi fuori dalla finestra.
E’ un piacere stare da questa parte domestica in cui mi trovo, immerso nel tepore, nella sostanza amichevole del mio appartamento.
Posso fare tante cose.
Posso correre lungo il corridoio tappezzato di legni, con i riflessi scuri che balzano a sfiorarmi appena percorro la distanza di slancio, con le gambe piegate ed il busto inclinato in avanti, come un pattinatore, ed in effetti pattino: sono trascinato dalla nostalgia, attraversare gli spazi vuoti della casa è una specie di condanna. Posso spogliarmi gettando la maglietta, i jeans strappati troppo giovanili per un ragazzo invecchiato come me, le mutande le lancio a formare un arco per colpire una pila di cd poggiata sul tavolo da lavoro, da giorni li ascolto e riascolto di continuo per capire a che tipo di condizione sono arrivato e dove mi piacerebbe spingermi. Finalmente nudo posso guardare nello specchio del bagno questo individuo con la pancia fuori misura, evito di fare progetti per una dieta che non riuscirò mai a fare sul serio.

Da un po’ di tempo non riesco ad impegnarmi in nulla di troppo difficile.
Diciamo che spreco il tempo. Giro intorno ai soliti problemi che intanto si ingigantiscono e mi sovrastano. Inquietudini astratte, mostri senza corpo, eppure anche in questa loro forma di incompiutezza mi terrorizzano, mi visitano durante sogni frammentati in cui sono perduto in steppe desolate notturne.

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