martedì, novembre 07, 2006

TRENTASEI

Pochi giorni fa – sul finire del mese di ottobre - è morto Emilio Vedova. Uno egli artisti che ho amato di più in assoluto. L’ammirazione per i suoi dipinti è sempre stata per me una molla ad agire, una ispirazione potentissima (anche se piombata dentro la mia zucca troppo vuota), una fonte di gioia fisica e mentale. Quando ero giovane apprezzavo soprattutto l’esplosione di energia incontenibile che emanavano i colori sopra le sue grandi tele. Mi pareva che quelle opere contenessero – in una miracolosa condizione paradossale – un furore incontenibile. Mi specchiavo dentro quella violenza e mi sentivo liberato dal peso del mondo. In quelle stesse opere oggi, guardandole con i miei occhi invecchiati, vedo regnare una specie di magico ordine supremo: mi pare che il furore si configuri in strutture di perfetto equilibrio. Il sublime esiste e Vedova lo ha catturato in una pittura di energia, gesti e armonia.

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