lunedì, ottobre 30, 2006

TRENTAQUATTRO

Bellezza svanita, presenza dissolta in un fuoco che la memoria alimenta se mi concentro a seguire la musica che riesco a comporre in questo pomeriggio più buio. C’è qualcosa da rimpiangere ? Avrei dovuto essere più coraggioso ? Certamente sì. Avrei potuto spezzare il cerchio degli eventi destinati a ripetersi con un soprassalto di vitalità. Bellezza fuggita nel solito altrove irraggiungibile. Ma comunque sono stato bravo negli attimi successivi a trovare le giustificazioni per il mancato trionfo: la pioggia sottile che mi impediva di vedere con nettezza, il riflesso bagnato della strada che aumentava l’oscurità, il peso di una ambizione ridicola legato sopra le spalle. Non possedevo il segreto della leggerezza in quella sera consacrata alla perdita. Ma anche in seguito quel segreto di armonia tra aspirazioni e risultati, fra istinti di possesso animalesco e desiderio di distacco, doveva rimanere chiuso ai percorsi della mia volontà. Se adesso volessi chiedere perdono non potrei fare altro che quello che già sto facendo. Suonare senza guardare la tastiera, lasciando molto spazio di risonanza tra una nota e l’altra. Spero di attenuare la distanza che mi separa dalle persone che ho perduto.

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