martedì, ottobre 17, 2006

TRENTUNO

Ottobre per me è sempre stato il mese delle aperture a rotta di collo verso il futuro. Ma resistono - o meglio, appaiono all’improvviso - delle aperture disposte all’indietro verso una investigazione della memoria. Forse questi sentieri dentro la coscienza dell’invecchiamento si rendono visibili grazie all’ascolto ripetuto di vecchi album di Laura Nyro (Gonna take a miracle con le formidabili Labelle e poi anche il commovente Eli and the Thirteenth Confession ) con tutto il loro intatto potenziale di felicità e redenzione. La felicità, appunto. Torna l’aspirazione ad una pura gioia. Una tentazione che ha il profumo di una promessa non mantenuta. Bruciano le canzoni della Nyro e mi portano a danzare mentalmente all’indietro dentro la mia stessa città. Ritorno alle immagini del quartiere dove sono stato il piccolo studente infreddolito, appesantito dalla cartella, in corsa verso il portone della scuola elementare. Anni dopo mi rivedo pensoso e infelice catturato in quella cara, differente stanza sospesa sul fiume, in compagnia dei dischi di vinile. In una certa fase della mia adolescenza le pareti bianche della mia camera erano tappezzate dai ritagli delle riviste rock. Scrivevo a pennarello sopra il legno della libreria le frasi delle canzoni che mi piacevano di più. Una vertigine di esistenza giovane. Ritornano a folate con il vento di ottobre queste memorie, forse favorite anche dalla recente visione dello stupendo Miami Vice di Michael Mann. Film di paesaggi tempestosi, con aerei che bucano nuvole stratificate e corpi in azione dentro percorsi del crimine globalizzato, ci mostra la sofferenza scritta dentro l’architettura dei palazzi e poi disciolta in una logica di dominio economico senza frontiere e pervasivo ad un massimo grado di inquinamento della realtà (e in Italia, proprio in questi giorni, sta esplodendo il caso di Gomorra, libro-viaggio dentro la camorra del coraggioso Roberto Saviano). Film di un realismo struggente, però ridisegnato mediante una scrittura digitale spettacolare per concisione. Guardandolo ho provato delle emozioni davvero al passo con qualunque caduta possa verificarsi dentro le nostre straordinarie stagioni. Le geometrie del complotto lasciano esistere una promessa di felicità, l’utopia di un filo di calore in noi che potrebbe mantenersi tale anche alle più fredde temperature.

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