lunedì, settembre 25, 2006

TRENTA

Sono senza peccato. Quindi adesso scaglierò la prima pietra e la seguirò con lo sguardo. La vedrò bucare la finestra della mia camera, lo schianto dei vetri suonerà fragoroso in tutta la strada dentro al silenzio delle tenebre, poi la vedrò sollevarsi in alto, volare come se fosse alata, un corpicino fatato, un messaggero che deve portare una notizia importante corre verso la luna, supera le zone della periferia, sorvola la campagna vuota, i boschi con gli alberi fitti a proteggere i segreti dell’oscurità perenne, passa sopra l’antico buio dei maghi e delle paurose favole per terrorizzare i bambini, ma torniamo a seguire la pietra, nella luce lattea dell’alba sfreccia come una promessa del nuovo giorno e del mio desiderio, scende in virate acrobatiche a toccare quasi la superficie dell’oceano, sembra destinata ad inabissarsi ma poi risale di colpo proprio quando pareva condannata a pesare, quando sembrava dovesse riacquistare tutto il peso del mondo, e invece resiste, continua a volare e perde ogni memoria della mano che l’ ha lanciata in questo viaggio a rotta di collo, in rotta di collisione con la lentezza degli umani posati sulla pelle del globo che ruota nello spazio nero stracolmo di energia.

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