giovedì, settembre 07, 2006

VENTISETTE

Non mi aspetto di venire compreso da voi fino al midollo, fino alla folata di vento che scompiglia le carte e se le porta via per sempre. Non mi aspetto che possiate raccogliere il fluire delle aspirazioni, il trionfo dei desideri carbonizzato, lo sconforto di scoprirsi portati ad una misura di nulla. Lo so bene. Potreste leggere per un tempo immane senza percepire quello che sono stato, quello che ho inseguito. Non sentirete mai il profumo dell’illusione sempre rinnovata che mi ha fatto da stella polare: in cerca di un superamento, in perenne affanno mentale, buffone, mi sono calato a pulire le pareti del vulcano, idiota, mi sono perduto nel dettaglio splendido che mi restituiva con nettezza suprema un senso di presenza, un’ ebbrezza di comprensione che durava il battito del pugno sul tavolo, il tempo di gettare uno sguardo indietro per domandarmi: davvero sono stato questo giovane sconosciuto, questo ingenuo dilettante, il mangiatore di unghie, l’innocuo personaggio pieno di nostalgie per una età dell’oro mai esistita?

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