martedì, settembre 12, 2006

VENTOTTO

Anche il desiderio più ardente, il salto più alto dal trampolino, la capriola veloce con la chiusura perfetta prima di entrare nell’acqua, anche queste magie supreme non hanno potuto impedire il mio invecchiamento repentino. Se mi guardo allo specchio, nella luce di questo pomeriggio ancora estivo e confortante, vedo un anziano signore con la faccia scavata dalle rughe: tracce così fitte che disegnano una mappa alternativa della mia esistenza. Cammino da una stanza all’altra appoggiandomi al bastone. Se evito di cadere a terra mi siedo spossato sopra la comoda poltrona di velluto blu. Mi pare di avere smarrito il fuoco che in passato camminava sempre con me. Non ho più la capacità di interpretare il nastro nero della strada mentre si dipana davanti ai fari dell’automobile. Non riesco a leggere il futuro del pianeta facendo scorrere i granelli di sabbia nella clessidra che tengo sul comodino, non so immaginare una vita sentimentale diversa che potrebbe impossessarsi di me da un attimo all’altro. Un tempo ero capace di questi ed altri prodigi. Oggi devo fermarmi a riposare ogni dieci passi e il prossimo movimento potrebbe gettarmi nel vuoto, dentro la nostalgia di una stagione selvaggia.

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