sabato, gennaio 06, 2007

Paradiso perduto



Sai credo di poterti spiegare tutto meglio in un altro momento quando le azioni compiute si staglieranno nella luce netta fedeli all’idea iniziale che mi ha ossessionato e direi scavato in quelle zone dell’esperienza più intime e protette come quando ascoltavo seduto nel buio della sala piena di gente sprofondato nella poltrona in una posizione non troppo comoda con le gambe ripiegate osservavo i musicisti ammirando le figure magre stringere gli strumenti sopra il palcoscenico quadrato e mentre si sprigionava un magma sonoro potente e l’energia arrivava a toccare la mia poltrona diventata a sorpresa il luogo più accogliente della terra ho cercato di definire l’effetto che i miei quadri dovrebbero fare ad uno spettatore curioso mi auguro che accendano la nostalgia per una pienezza di esperimento dovrebbero esprimere la soddisfazione di essere un sognatore ho immaginato di rendere concreta una lingua capace di comunicare attraverso simboli personali vorrei costruire un paesaggio interiore al tempo stesso ribaltato sull’esterno un ponte verso le persone che amo per confessare le sconfitte e il desiderio di riscatto e il dolore di essere invecchiato a dismisura fino a sentirmi uno sciocco capace solo di edificare un piccolo nulla poi mentre pensavo queste cose sai mi sono anche sentito ridicolo per l’ossessione dell’identità scintillante che in modo ingenuo mi ostino ad inseguire senza comprendere che si tratta di una illusione romantica fuori dal tempo infatti tutti i pensatori che ammiro hanno decretato che la tecnica in questa epoca trionfa e le nostre emozioni saranno costrette a rinnovarsi dentro questo orizzonte lo so bene ho una collezione di libri molto preoccupanti e mi sono spesso scoraggiato ma sai è sempre arrivato un fenomeno imprevisto una scena un suono una persona a salvarmi come quando ho letto nel diario dell’architetto Aldo Rossi che il progetto del cimitero di Modena gli era da subito apparso come un modo per prendere congedo dalla propria giovinezza e per allontanarsi dal passato ricomponendo una frattura allora questa riflessione mi ha colpito con una enorme forza perché riconduce l’opera alle aspirazioni alle debolezze alle necessità di chi l’ ha immaginata e questo mi sembra il modo migliore per stare almeno un attimo davvero vicini ad un gesto che abbiamo fatto prima che svanisca per sempre.

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