mercoledì, gennaio 10, 2007

Tremlett al museo Pecci


Visitare la mostra retrospettiva (opere dal 1969 al 2006) dell’inglese David Tremlett è stata una esperienza vivificante. Ha funzionato come una specie di terapia contro la depressione. In compagnia di un paio di amici artisti ho attraversato con grande soddisfazione le sale (semideserte) del museo Pecci di Prato. Conosco il lavoro di Tremlett da molti anni, ma non avevo mai visto tante sue opere tutte insieme. Il suo è un linguaggio molto orientato verso il minimalismo, ma attenzione : si tratta di un minimalismo caldo che non rinuncia alla vibrazione del colore, all’intreccio suggestivo delle linee, alla potenza emotiva dell’architettura complessiva. Mi sono sembrate bellissime le grandi opere su carta, i monocromi profondi tagliati da linee di frattura. Più di tutto mi hanno emozionato i grandi wall drawings, quelle opere su parete semplici ma indimenticabili, capaci di mantenere sempre una misura intima di autenticità, che lo hanno reso famoso. Una mostra coraggiosa. Un antidoto contro tanti fragorosi (e vuoti) spettacoli ai quali troppo spesso veniamo condannati.

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