venerdì, luglio 28, 2006

DICIANNOVE

In che razza di naufragio mi sono trovato ? In quale oceano mi sono perduto ? Eppure stando qui, disteso sopra la sabbia di questa isola, accecato dal sole che picchia duro, in completa solitudine, lontano migliaia di chilometri dalla nazione in cui abitavo, non avverto nessuna nostalgia della mia vita precedente. Anzi, mi sento rinascere, mi pare di guadagnare – attimo dopo attimo, onda dopo onda che viene a battere sulle gambe abbandonate dentro l’acqua – una consapevolezza del presente particolarmente felice, come se il tempo adesso si schiudesse alla possibilità di recuperare una lucidità di sguardo sopra il verde della vegetazione splendente, dentro il blu delle maestose ondate srotolate sotto i miei occhi socchiusi per proteggermi dal riflesso intensissimo. Nessuna disperazione. Brillo di solitudine anche di sera, quando il buio cala lento dopo uno spettacolo di tonalità azzurre e rosa sfumate in sottilissime variazioni che mi generano una grande commozione. Sembra un destino benigno quello che mi ha gettato su questa isola. Sfuggito alla tempesta. Miracolato. Vivo. Per la gioia mi metto a ballare come uno sciocco per lunghi minuti, costruisco tutto un teatrino di saltelli, pose graziose e inchini finali di ringraziamento per un pubblico immaginario che applaude. Il loro entusiasmo è così fragoroso da superare – per un attimo magico che mi fa lacrimare di soddisfazione - il rumore del mare.

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