venerdì, agosto 25, 2006

VENTIDUE

La casa brucia. Le pareti di legno crepitano, sfrigolano, si anneriscono, brillano, si inceneriscono. Tutti i mobili prendono fuoco. Le sedie, le poltrone con la tappezzeria a fiori, i tavoli con sopra i miei strumenti da lavoro, il pavimento stesso si infiamma e produce lingue di fuoco alte tre metri che oscillano seguendo un tempo irregolare ma efficace nel suo canto di distruzione assoluta. Le tende fatte di pesanti stoffe - dovevano celarmi allo sguardo dei curiosi - adesso bruciano e si avvitano su sé stesse per poi crollare a terra dove sono definitivamente consumate da altre ancora maggiori temperature. Le pareti stracolme di libri ardono. Centinaia di migliaia di pagine prendono fuoco nel medesimo istante e sprigionano una luce accecante. Tutti i volumi collezionati attraverso anni di cura e attenzione ora si corrodono e avvampano e si sbriciolano in frammenti pulsanti, vivi di una incandescenza quasi allegra. In mezzo a tutto questo immane calore ci sono io. Immobile. Ghiacciato. Fermo a riflettere. Perfettamente calmo. Circondato dalle pareti di lava e poi avvolto dalle fiamme, mantengo sempre il mio cattivo umore, la mia malinconica disposizione che oggi mi tortura più dell’incendio devastante che porto in un angolo della mente congelata.

Nessun commento: