giovedì, agosto 31, 2006

VENTICINQUE

La solita villa in cui entrano i soliti killer spietatissimi per torturare fino alla morte le sventurate vittime l’intera famiglia esposta ai rischi della brama di oggetti e insomma è necessario comprare e quindi accumulare patrimoni in qualsiasi maniera da sottrarre ai legittimi proprietari e poi non scherziamo per il gran finale è meglio tagliargli la gola e lasciarli sul pavimento come bambole di pezza giganti con i liquidi opachi in uscita dai corpi sarà un bel lavoro per la polizia scientifica recuperare qualche frammento qualche impronta una briciola di verità sulla scena del crimine che possa portare a svelare gli scatenamenti della criminalità globalizzata e le frustrazioni supercompresse degli assassini psicopatici quando è chiaro che la realtà in questi anni imita i film di qualità visiva sbalorditiva e la migliore televisione poliziesca spietata dove la violenza è un sublime elisir un effetto speciale sentimentale un’atmosfera di fondo su cui si stagliano le figure dell’investigatore con i suoi assistenti e tutti sono presi in una danza in un gioco delle parti che nei laghi di sangue e nelle provette per le analisi del dna alla fine potrebbe calare il sipario mentre l’occhio dall’alto plana sul cimitero dove stanno seppellendo i caduti sotto i ferri della banda rivale o sotto i colpi degli usurai scatenati e dall’altra parte dello schermo potrebbe esserci l’esecuzione dei colpevoli impiccati come ai vecchi tempi o ancora più indietro nel tempo legati ai cavalli e squartati in piazza per il divertimento della folla immensa accorsa a godersi lo spettacolo che finisce nel solito modo parecchio spiacevole.

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