domenica, agosto 27, 2006

VENTIQUATTRO

L’energia contenuta in un piccolo evento – il piegarsi dell’erba ai bordi della piscina vuota, il riflesso deformato delle labbra di Lavinia sopra il bordo del bicchiere, un lampo di tempesta penetrato stanotte in camera attraverso le persiane sbarrate – si moltiplica e rinasce dentro scenari più grandi, e forma un’onda d’urto che può cambiarmi la vita. Anche io stento a crederci – devo ripetermelo infinite volte per non dimenticarlo – eppure ogni istante è vivo, potenzialmente rivoluzionario, un’esplosione di energia capace di modificare in modo radicale le condizioni di esistenza. Si tratta di interpretare questi eventi: dovrei riuscire a sottrarli alla muta catena delle ripetizioni quotidiane per inscriverli dentro un più ampio campo di forze attivo e imprevedibile. Nostalgie che ritornano a bruciare a distanza di anni, parole non dette delle quali oggi sento la mancanza, impulsi ingovernabili che mi spinsero a compiere quella sconsiderata azione di cui in seguito mi sono pentito. Figure della transitorietà esposte al mio inadeguato giudizio. Cerco di avanzare nella foresta delle occasioni ma troppo spesso perdo di vista i punti di riferimento. Devo riconoscere che non è sempre facile attribuire un significato agli eventi in nostro possesso.

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