venerdì, maggio 11, 2007

Basquiat & gatto



Qui siamo nella leggenda assoluta. Penso che a Jean-Michel Basquiat (1960-1988) importasse più vivere che dipingere. Ho sempre avuto l'impressione che le opere rappresentassero per lui soprattutto la continuazione inevitabile di uno stile di vita. Per questo motivo quando dipingeva riusciva a mettere dentro le sue figure quella elettricità pazzesca che inseguiva fuori dallo studio, fuori dalla celebrità, fuori dall'arte. Se poi vi capita di osservare dal vivo i suoi disegni - anche i più elementari eseguiti a matita - comprenderete che davvero sono una specie di scrittura vitale in presa diretta: scheletri, corone sulla testa di ragazzi di strada, sigaretta fumata all'angolo della strada, il graffio che diviene graffito e affresco di tutta un'idea di civiltà urbana americana.
Dicono che lavorasse in studio vestito di tutto punto con abiti di Armani. Dicono che abbia spesso regalato le mazzette con migliaia di dollari appena riscossi dai collezionisti ai primi poveracci incontrati in strada. Insomma: era un Re.

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