martedì, maggio 08, 2007

Invettiva 2



Sempre più spesso mi trovo prigioniero davanti alla televisione. Ascolto gli esperti naufragati sul palcoscenico parlare un dialetto di alba e tramonto. Mentre rifletto sulle loro parole già mi sento un po’ diverso e più solo. Sono troppo lontano dalle preoccupazioni del dominio corrente economico, quindi condannato alla marginalità. Mi dispiace parecchio di avvertire questo sentimento di malinconia: mi pare il segno di una caduta imminente. Mi sforzo di reggere la fatica, mi concentro per catturare dentro lo spazio di uno sguardo tutta l’ampiezza della stanza, fin dove l’occhio può spingersi, oltre lo schermo, al di là del muro. Spero di raggiungere una visione piena, dettagliata, analitica ma non fredda, come accade nelle foto meravigliose della giapponese Rinko Kawauchi che ti lascia balenare davanti agli occhi l’istante pieno di incanto, ti colpisce con la suprema eleganza della semplicità.
Da cosa devo liberarmi? Se i miei occhi vedono solo merci e strategie di dominio, da quali malattie sono stati colpiti ? Quando il fantasma dell’autenticità torna a visitarmi, mi affatico per provare a stabilire una linea di confine tra giovinezza e maturità, ma non sono assolutamente all’altezza della situazione. Non sono capace di asciugare le lacrime della ragazza, non riesco a infondere in lei il coraggio che non possiedo.

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