sabato, maggio 05, 2007

Invettiva


vu2
Originally uploaded by popartagenda.
Da cosa devo liberarmi? quale peso devo scagliare via ? è un fardello personale, tutto privato, tutto raggrumato nelle mie tasche oppure è un dolore aperto alle correnti del sociale, un vento di cambiamento sognato, invocato, mai arrivato ? sono innumerevoli i lacci che mi hanno avviluppato durante questi ultimi anni vissuti nell’Italia finta modernizzata, un paese in realtà devastato in cui il denaro si moltiplica a formare piramidi altissime, torri del dominio per governare la vertigine sociale, un vero campo di battaglia, un terreno in cui si spalancano abissi, dislivelli splendenti che inghiottono le mie passeggiate mentali.
Paesaggi umani sovrapposti, incrociati, frammentati fino a trasformarsi in geroglifici di impossibile interpretazione. Chi ha trasformato in spettacolo di intrattenimento le idee più rivoluzionarie ? ma la rivoluzione – vi prego, fate attenzione – dal mio punto di osservazione non è mai stata il cambiamento violento delle gerarchie di potere. La mia idea di rivoluzione riusciva a passare attraverso il filtro delle canzoni dei Velvet Underground: li ascoltavo abbandonato sulla poltrona di vimini, con in pugno il mio negroni come fosse uno scettro, una palla magica in cui scorgere la forma delle cose a venire, la successione caotica delle fidanzate, lo schianto dei lutti familiari, l’assottigliarsi del patrimonio familiare fino ad un grado infimo che renderà insopportabile l’impresa di sbarcare il lunario, lo sfumare di qualsiasi minimo successo artistico fino ad ingigantire il dubbio di essere un grande stupido, nel migliore dei casi un grande mentitore a me stesso, proprio come Roland Barthes al termine della vita pensò di avere dato corpo non ad una scienza, ma ad un fantasma del tutto personale, una maledizione di rigore costruito sulla sabbia, una questione privata, nulla di scientifico, la semiologia stava nuda davanti agli occhi del suo creatore, non era l’alba di una nuova logica ma il tramonto della ragione, l’ultimo fuoco di una mente desiderante. Allo stesso modo – scusate il paragone eccellente che mi permetto – io sono assillato dal dubbio di essermi inventato un intero mondo di cartapesta scadente che a tutti gli altri deve essere apparso miserabile e solo a me qualcosa di stupendo.

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