venerdì, maggio 04, 2007

Elias / 1



Elias amava i momenti in cui Zoe si sedeva al pianoforte solo per lui. Appoggiava le mani sopra la tastiera e prima di cominciare ad eseguire la nuova composizione si voltava a sorridergli rapida. Era un guizzo di buonumore, un lampeggiamento che prometteva qualcosa di importante. Suonava la prima volta con l’ansia e le increspature di una forma ancora in raffreddamento dopo essere uscita dal magma. Lui adorava anche quando Zoe si limitava ad accennare poche battute di un tema che aveva trovato e le pareva interessante, per farglielo gustare in cambio di una opinione fresca, formulata senza troppe valutazioni tecniche ad intralciare la percezione.
Prima di ogni esecuzione domestica Elias avvertiva la tensione salire mentre lei si predisponeva a suonare. In certi casi Zoe sembrava sopportare a fatica il carico delle proprie intuizioni, appariva eccitata e preoccupata.
Ad Elias piaceva moltissimo stare seduto ad un metro di distanza dalle zampe lucide del pianoforte, accoccolato sul pavimento, raggomitolato per non darle fastidio, cercando di farsi invisibile per spiare meglio le prime note che si aprivano nell’aria della stanza. Avrebbe voluto fondersi con la musica, sciogliersi del tutto dentro la trasparenza dei suoni, invece restava lì, con il corpo pesante ma sensibile ad ogni minima vibrazione. Quando si abbandonava ad improvvisare, lei era tutta avvolta dal fluire di una corrente privata. La vedeva a poco a poco riacquistare tranquillità : i muscoli della schiena sotto la maglietta si rilassavano accompagnando lo sviluppo delle costruzioni sonore in progressione.
Se foste stati lì, avreste visto uno spettacolo di intimità assoluta tra autore, esecutore, strumento musicale e pubblico (formato dal solo Elias).
Grazie a queste esecuzioni Elias riusciva ad allontanare l’angoscia del futuro e la tentazione di dissolversi, emozioni che lo minacciavano spesso, colate di nera materia psichica tanto familiari ormai da sembrargli inevitabili pesi da sollevare, tributi imposti da una divinità sadica in continua espansione dentro l’eternità crudele. Era una sua maniera scomoda di stare dentro il mondo, ne era anche un po’orgoglioso, come se avesse brevettato uno stile personale di sofferenza. Appena queste considerazioni si srotolavano dentro la mente di Elias con prontezza venivano disintegrate dalla musica di Zoe.

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