lunedì, giugno 19, 2006

DODICI

Oggi pomeriggio ho comprato su una bancarella un disco usato che mi sta dando - già adesso che lo ascolto per la prima volta - varie soddisfazioni: Santana III .Un’opera di altri tempi. Anno di grazia millenovecentosettantuno. Malgrado io sia abbastanza vecchio da ricordarmi Carlos Santana giovane, tuttavia non conoscevo questo disco, non lo avevo acquistato ai tempi in cui fu realizzato, né in seguito mi è capitato di ascoltarne neppure una nota. Solo stasera, anno di grazia duemilasei, vengo raggiunto dai brani – rimasterizzati a meraviglia, direi – tutti infuocati, danzanti, visionari, cubani e ispanici e africani, sensuali ma tracciati con rigore geometrico squisito, capaci di infondermi un godimento mentale e corporeo non indifferente. Anche se dovrei essere stanco dopo una giornata di lavoro, vengo lo stesso catapultato in un gorgo temporale – musicale. Una vertigine diabolica provocata da questo cd mi pone alcune domandine: dove è finita l’utopia che accendeva tutte le feste del mondo durante gli anni settanta ? perché ci siamo lasciati sfuggire un sogno di tali proporzioni ? Non potevamo salvarne almeno una scheggia preziosa da portarci dentro i freddi anni tecnologici-bellici che stiamo vivendo ? (queste domande si sono affacciate alla mia parte razionale, ma ora ho deciso di scacciarle : voglio abbandonarmi al ritmo e mentre il giovane Santana sprigiona un assolo pazzesco mi metterò a ballare davanti allo specchio).

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