venerdì, giugno 02, 2006

SEI

Una preoccupazione ricorrente, adesso che invecchio: tutti i film visti, le musiche ascoltate, i libri letti, mi serviranno per produrre qualcosa di personale ? L'ossessione di accumulare, l'accatastarsi dei materiali negli archivi mentali, sopra i ripiani delle librerie straboccanti, nei file dei computer, nei raccoglitori di cartone colorato chiusi con gli elastici, potranno risultare utili al momento di inventarsi qualcosa di anche minimamente originale ? Mi pare che sia stato (ma forse la memoria mi tradisce) Andrea Zanzotto a sostenere che l'ideale sarebbe quello di avere letto tutto e poi - subito prima di mettersi a costruire un'opera - bisognerebbe dimenticare tutto. Grande ricetta. Se penso ai decenni di consumi culturali che ho sopra le mie spalle, mi sento schiacciato e vecchissimo. Immagino che questa preoccupazione oggi sia stata aggravata dall'avere ascoltato a lungo un vecchio cd degli Smiths. Un gruppo fantastico da sentire anche adesso, a venti anni di distanza. E' l'antico decrepito tema della memoria, ingigantito dalla potenza infinita degli archivi elettronici. Sono stato spettatore di così tanti, davvero innumerevoli, fatti artistici da sentirmi logorato, consumato anche solo come testimone di questa galleria di miracoli estetici. Il peso dell'esperienza creativa altrui può fiaccare, oppure può ribaltarsi in una straordinaria spinta energetica. Un dilemma che è stato molto dibattuto all'interno delle filosofie del postmoderno, da punti di vista variabili e attraenti. Ma alla fine ci ritroviamo sempre allo stesso punto. Bisogna sperare di non venire schiacciati dall'angoscia dell'influenza, tentare di sottrarsi al cerchio fatato della tradizione. Sfuggire all'attrazione dei grandi autori cannibali.

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