venerdì, giugno 16, 2006

UNDICI

E’ chiaro a tutti i lettori dei rotocalchi alla moda, delle riviste patinate, oliate, splendenti di pagine pubblicitarie, che il genere del momento in Italia (ma anche altrove) è il giallo: lui sì che fa mercato ! e scusate, qui dovete inchinarvi – diavolo !- fa mercato, non so se mi spiego, parlo una lingua che potete capire anche voi rimasti al passato, giurassici nostalgici che non siete altro, ancora fedeli alla povertà di un mondo incenerito …insomma per farla breve (non vale la pena di usare concetti troppo complicati) il libro giallo vende molto, la gente lo compra, la storia gialla incanta, seduce appassiona. Temo che l’intreccio malavitoso, l’intrigo criminale, piacciano perché il pubblico riconosce nelle gesta più malandrine l’immagine fedele del proprio paese, ne è orgoglioso, i crimini gli fanno l’effetto di un panorama abituale, così non si spaventa ed anzi si sente a casa là dove l’ammazzamento della fidanzata, l’eliminazione del testimone scomodo, la tortura del picciotto appartenente al clan avverso risultano tranquillizzanti riti in cui la nostra società si rispecchia. Nessuna difficoltà artistica. No signori. Nessuno sperimentalismo, nessuna avventura della forma narrativa. Regna sovrana la trama comprensibile a tutti, il mondo squadernato senza uggiose sovrapposizioni, senza scarti, ridotto ad un suo misero grado di indigesta (per me) semplificazione.

Nessun commento: