martedì, giugno 06, 2006

OTTO

Non dovrei (ma lo faccio sempre) accendere il lettore cd e mettere una musica di sottofondo mentre sto scrivendo. Ha certamente ragione quello scrittore - ma chi era ? non riesco a ricordarlo – che sosteneva il rischio di questa mossa : se tieni una grande canzone sotto, qualsiasi cosa scrivi ti sembra bellissima. Quando poi la rileggi, il giorno dopo, una settimana dopo, un anno dopo, quella stessa pagina ti appare tutta malconcia, scardinata, oppure bambinesca nella sua semplicità o troppo strappacuore o comunque sbilenca e fuori bersaglio, o sbagliata per un eccesso di sentimentalismo. Perché è fatale : l’energia della canzone va ad incunearsi dentro il testo e lo salva, lo nobilita nell’attimo stesso in cui viene al mondo, crea un cortocircuito benefico. La qualità del paesaggio sonoro finisce per riverberarsi nella tessitura del discorso e rende tutto splendente di un incanto giunto dall’esterno. E’ come una specie di nevicata magica che trasforma anche il più modesto angolino di campagna in un maestoso panorama pieno di fascino. Invece quando scrivo nel silenzio assoluto mi sento uno che attraversa il deserto sapendo di non uscirne vivo.

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